Antonio Del Vecchio

San Marco in Lamis, martedì 27 giugno 2017 -  È felice e contento come una pasqua! Lo è per aver salvato, col suo pronto e provvidenziale intervento, una bambina di circa dieci anni sul punto di essere morsa mortalmente da un’ aspide. Il riferimento è alla Vipera aspis. La stessa, come noto, è un ‘serpentello’ mediamente lungo poco più di mezzo metro. Presenta testa più o meno distinta dal collo, con l'apice del muso leggermente rivolto all'insù, ed occhi di dimensione media con pupilla di forma ellittica. La coda è nettamente distinta dal corpo, caratteristica quest’ultima, che la differenzia, tra le altre cose, da altri serpenti innocui. Per cui in una frazione nessuno  è in grado di indicarne la specie e di catalogarlo.

 La colorazione varia a seconda dell'individuo dal nero  alle varie tonalità di marrone, rossiccio e grigio. Tutto questo gli dà la possibilità di mimetizzarsi.  Il veleno viene prodotto da speciali ghiandole poste in fondo al palato e inoculato attraverso denti del veleno cavi al loro interno. La Vipera aspis vive in luoghi freschi ed assolati, prediligendo ambienti poveri di vegetazione, prati, pascoli e soprattutto pietraie. Si ciba di topi, lucertole e piccoli uccelli. Si tratta di un animale territoriale. È goffa, lenta nei movimenti ma in grado di reagire fulmineamente se calpestata o molestata.  Il suo morso, oltre ad uccidere, produce un’infinità di reazioni allergiche. Specie tra anziani, ammalati cronici e bambini in genere.

Nella  storia l’aspide è ricordata , perché con il suo morso si suicidò la famosa Cleopatra, regina d’Egitto ed amante prima di Cesare e poi di Antonio.  L’eroe della prodezza che si sta per raccontare si chiama Giuseppe Cursio (vedi foto), operatore sanitario (l’infermiere di primo livello di una volta), in servizio presso l’ex-Ospedale “Umberto I” di San Marco in Lamis. Il tutto  è accaduto nel primo pomeriggio di qualche giorno fa, mentre l’uomo stava rientrando a casa, ubicata in località “Monte di Mezzo” all’estrema periferia a Nord Ovest della città.

Abituato com’è per inclinazione e mestiere  ad intervenire in ogni evenienza (lo sanno bene i pazienti che circolano  nelle ore pomeridiane di lunedì e mercoledì di ogni settimana all’interno  del Day Surgery, immancabilmente sempre affollato, grazie anche alla buona opera svolta da Tiziano Paragone, chirurgo coscienzioso e bravo) pur di soccorrere e salvare la salute e la vita del prossimo (si veda sala di attesa). <<Quel ‘coso’ – ci dice con rinnovato sgomento il nostro interlocutore- strisciava lento ed inesorabile alle spalle dell’inconsapevole bambina; accortomi di quanto di triste poteva accadere da un momento all’altro, ad un tratto urlando a più non posso verso la malcapitata “scappa…scappa! 

In un baleno raggiunsi e la spinsi con decisione lateralmente, togliendola dall’impiccio, nel mentre il ‘serpentello’ spaventato dal mio grido si era letteralmente volatilizzato. Dopo di che , calmata la bambina, l’accompagnai immediatamente  dai suoi coetanei  che parcheggiavano, anche loro sbigottiti, nelle vicinanze ossia in Via Angelo Calvitto. Non so né il nome della bambina, né se appartiene o meno a gente del quartiere. Comunque sia, sono contento di averla salvata>>. Così si conclude il racconto dell’uomo. Lo fa con un sospiro di soddisfazione, convinto più che mai che la vera felicità sta proprio nel praticare il moto evangelico: “Ama il prossimo tuo come te stesso!”.