Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, sabato 8 luglio 2017 -  Ho avuto quasi delle visioni ieri pomeriggio, “vedevo” grossi contenitori di plastica (bagnarole) dal colore azzurro che contenevano ghiaccio e bottiglie di birra, con un ombrellone  quasi timido che cercava di riparare il tutto dal sole. Birre acquistate dai tifosi che assistevano a degli incontri  di calcio Migliaia di persone che siedevano sulle gradinate del “Tonino Parisi”, il campo sportivo locale, con la ferma volontà di vedere anche due partite al giorno, sotto un sole di luglio e anche agosto, che aiutava molto l’abbronzatura.

 E in fondo a destra, all’epoca, c’era un umile “rifugio” che fungeva da spogliatoio, con muri color… giallo paglierino. E dove per anni la scritta “Albitro” prepotentemente rimase così. Nessuno che voleva prendersi la briga di sostituire quella scritta con la più canonica: “Arbitro”. Poi, chissà chi e chissà quando, qualche letterato locale prese l’iniziativa e corresse il nome del giudice di calcio.

 Il camion munito di idrante sulla parte anteriore che cercava, girando in lungo e in largo, di dare un po’ di refrigerio al terreno di gioco “cu li vreccidd” del campo sportivo di San Marco in Lamis (FG), prima di una partita importante del torneo cittadino.

 Queste sono state le mie “visioni” di ieri pomeriggio.

 Dire oggi: torneo cittadino, è come quando si parla di un oggetto misterioso a dei ragazzi. Ma per la gente di mezza età, quel periodo è stato “l’età dell’oro” per il nostro paese.  Manifestazione calcistica che era il traino di tutte le attività ricreative estive di San Marco fino al 1991. Poi, tutto questo e tant’altro finì.

 Queste sensazioni le ho rivissute grazie ad un pomeriggio passato in casa del signor Giggino Pignatelli. Calciatore locale conosciuto non solo dalle nostre parti, avendo militato anche nel Foggia agli inizi degli anni Sessanta in serie B. Instancabile calciatore che ha solcato i campi della nostra Provincia, sia come giocatore della Polisportiva Sammarco e sia come protagonista di tornei calcistici cittadini un po’ in tutti i comuni della Capitanata.

 Ha cercato di ricordare il più possibile della sua vita calcistica, Giggino, dandomi degli spunti per un’eventuale storia da scrivere a puntate sul torneo cittadino del nostro paese.

 Il primo torneo venne organizzato nel 1955 da Ettore Ciavarella, parteciparono squadre come la “Jazzbell” (che vinse quella prima edizione) con Michelino Cera. “La Fiamma” con Michele Sassano (il Maggiore), Iannacone Michele, Ciro Scola, Giggino Pignatelli. “La Trippa” con i fratelli Totta (Magnozz), Angelo e Ninino La Sala, Michele “Scarpin”.

 Le maglie delle squadre che partecipavano alle prime edizioni di questo torneo erano sempre le stesse: una di color granata e l’altra gialla, messe a disposizione dalla Polisportiva Sammarco. Con una raccomandazione categorica da parte dei dirigenti: vietato asciugarsi il  sudore con le maniche di quelle maglie, altrimenti il calciatore  “indisciplinato” veniva multato!!

 Le stesse maglie, dopo ogni incontro, venivano “spase” al balcone  dell’allora sede della Polisportiva in corso Matteotti, 88. E lì, il vento, il sole e qualsiasi altro agente atmosferico, faceva da “lavatura, stiratura e asciugatura”. E poi, le stesse maglie finivano sulle spalle di altri ragazzi che dovevano giocare il giorno dopo.

 Non pensiate che all’epoca il campo di calcio del nostro paese fosse come quello attuale: era girato di 180 gradi e di gradinate nemmeno l’ombra. Anzi, uno dei due “bordo campo”, quello più lungo, era costeggiato da un canalone, dove spesso e volentieri il pallone lì finiva. Una corda limitava il rettangolo di gioco, oltre la quale i tifosi assistevano agli incontri.

 Campo da gioco che non era nemmeno… a livello: da una porta all’altra c’era un dislivello di almeno 10 metri. Chi giocava in salita il primo  tempo, poteva giocare in discesa nel secondo tempo… Una specie di legge del contrappasso Dantesca-calcistica(??!!)

 A questa ingiustizia del campo in discesa (o in salita, dipende dai punti di vista), si rimediò agli inizi degli anni ’60, quando l’operaio “ruspista” Bevilacqua, mise a livello l’intero campo da gioco. Gli spalti (gradinate) del vecchio campo sportivo vennero fatte costruire dall’allora Vicesindaco, il maestro Giuseppe Cervone (fine anni ’60). Impiegando per tale lavoro “gli operai 5 giorni al Comune”. Costruendo così una capiente  gradinata sistemata di fronte al Monte di Mezzo. 

 A metà anni ’70 il torneo cittadino divenne per alcuni anni un bi-torneo: prima di quello “ufficiale“ della Polisportiva, veniva disputato un altro torneo organizzato dalle Acli, in modo tale che i giovani sammarchesi di allora avevano l’imbarazzo della scelta in quale torneo giocare. Ma spesso partecipavano a tutti e due.

 Mi riservo altre notizie datemi da Giggino Pignatelli per eventuali altre  puntate su questo argomento. Purtroppo il torneo cittadino di calcio non c’è più, anche se pochi anni fa si tentò di riportarlo in auge in tutti i modi, ma non c’è stato nulla da fare.

 Penso che il colpo di grazia sia stato dato a questa bellissima manifestazione dall’invenzione del calcetto. Nel nostro paese, guarda caso, nel 1991 venne disputato l’ultimo torneo, e l’anno seguente iniziarono i tornei di calcetto.

 Non è una colpa, ma è solo una considerazione su come il tutto evolve e la società si adegua al nuovo che avanza.

 

 Mario Ciro Ciavarella

 

 Nella foto: squadra del 1974 “CENTRAL BAR”, bar che si trovava dove attualmente c’è il Market Nardella di “Catarrar”, Patron di quella squadra di calcio. Si riconoscono: Pietro Villani, Giggino Pignatelli, Tonino Casale, Pasquale Gravina, Ludovico Schiena, Nicola Caiafa, Tommaso Stilla, Paolo Schiena, Pietro De Leo, Villani, Emanuele D’Amore, La Sala.