Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, sabato 25 novembre 2017 - Sembra un diario di un uomo che stia per lasciare il nostro pianeta, per andare dove mai nessun altro essere umano abbia mai messo piede. Sembrano delle lettere che sputano sul genere umano come ciò che non doveva prendere vita sul nostro pianeta. Sembrano delle grida che non hanno nessun destinatario: urla che non arrivano da nessuna parte, ma che forse ritornano cadendo sulla terra e colpiscono, anch’esse, gente inerme che sta per essere uccisa.

  Sembrano lettere seppellite come quelli che persero anche l’ultimo respiro dentro delle stanze, dove cadde veleno sputato da menti assurde che volevano governare ciò che è destinato a morire.

 Sembrano tutto ciò che è vero. Sembrano vite durate meno del previsto.  Sembrano vite che hanno avuto l’ultima lacrima dentro la propria anima per poterla mostrare a coloro che stavano stringendo sul petto.

 Sono delle lettere che non fanno più temere la morte: sono le ultime lettere dalla Terra. Quelle scritte nel campo di concentramento di  Auschwitz da Marcel Nadjari, un ebreo greco che vide morire tutta la sua famiglia in quel posto.

 I nazisti lo mettono nel Sonderkommando, quel gruppo di prigionieri che gestiscono lo 'smaltimento' dei deportati nelle camere a gas. Un compito terribile: accompagnarli alla morte, poi spostare i corpi, tagliare i capelli, raccogliere i denti e infine bruciare i resti.

Tredici fogli strappati da un quaderno, scritti nell'urgenza di raccontare, dove scrive: "Alle persone il cui destino era segnato ho detto la verità". Una testimonianza importante ritrovata per caso, nel 1980, da uno studente polacco che partecipava a uno scavo. Il documento, che era stato per ben 36 anni sotto terra, era molto rovinato, quasi illeggibile. Solo oggi, grazie alle nuove tecnologie e al progresso dell'informatica, gli scritti di Marcel sono stati finalmente tradotti, raccontando una delle pagine più atroci del campo di sterminio.

 Pagine sporche di sangue e fango, ingoiato da bocche che non avevano nulla con cui sfamarsi, ma solo aria e aria, da cercare tra le feritoie di baracche improvvisate, come tutto ciò che non è stabile nella mente degli uomini.

 Un’instabilità mentale dettata dal desiderio di possedere, di comandare, di glorificare ciò che non ha senso. Su una terra dominata da sempre da uomini di cui non riusciamo a spiegare la loro esistenza.

 Le lettere scritte da Marcel Nadjari in quel campo di concentramento, le possiamo considerare le ultime scritte sul nostro pianeta: dopo, tutti i libri pubblicati non hanno motivo di esistere.

 Non sono riusciti a cancellare le barbarie di uomini che non hanno mai conosciuto la Coscienza del Mondo!!

 Film recommended: “Train de vie” di Radu Mihăileanu

 Soundtrack: “Dio è morto” - Francesco Guccini

 

Mario Ciro Ciavarella