Franco Di Cosmo

Italia - venerdì 5 giugno 2015 - Ogni anno muoiono 30 mila persone: per ogni italiano 10 mesi di vita in meno. Il Ministero della salute ha reso noto le nuove statistiche di mortalità attribuibile all’inquinamento dell’aria in Italia. Il combinato di particolato, biossido di azoto e ozono reclamano infatti più di trentamila vite all’anno (il 7% della mortalità totale). Ovviamente, rischia di più chi vive in città, dove il tasso di mortalità si attesta su 136 decessi ogni 100.000 residenti, contro i 59 delle aree rurali. Il PM2,5 non è tuttavia l’unica minaccia alla salute che arriva dall’aria: il biossido di azoto (NO2), con una concentrazione media di 24,7 µg/m3, è stato causa di circa 23.000 morti nel 2005, anno a cui fa riferimento questa prima tornata di dati.

 Migliorare è possibile con adeguate politiche di contenimento delle emissioni, tenendo presente che se le e missioni industriali e da traffico restano importanti, vanno oggi prendendo sempre più importanza anche altre fonti, come l’uso di biomasse per il riscaldamento e le emissioni di ammoniaca provenienti dall’agricoltura, su cui pure bisognerà agire».

Cosa succederebbe se in tutta Italia si rispettassero le soglie di legge (25 µg/m3 per il PM 2.5 e 40 µg/m3 per NO2): si otterrebbero miglioramenti importanti: da 10mila a quasi 20mila vite salvate, ogni anno. Il punto è come raggiungere questi obiettivi. In particolare, per le polveri sottili, si rendono necessari interventi sul fronte degli impianti di riscaldamento a biomassa, la cui diffusione, incentivata da politiche a favore delle fonti rinnovabili, ha portato a un aumento, soprattutto nel Nord Italia, delle emissioni di particolato atmosferico (sia PM10 sia PM2,5) e di idrocarburi policiclici aromatici (IPA). L’applicazione di tecnologie più avanzate e l’uso del pellets al posto della legna, migliorerebbe la situazione.

In campo agricolo, invece, la sostituzione di fertilizzanti a base di urea con altre sostanze, e il più attento confinamento dei liquami zootecnici. Infine, resta il problema costituito dai veicoli Diesel , responsabili del 91% delle emissioni di biossido di azoto e di buona parte del particolato. Ma la sfida è complessa e presuppone anche diverse competenze politiche. Sarebbe importante adottare una politica di prevenzione unitaria ed efficace sia a livello nazionale che internazionale. Oggi, infatti, la pianificazione degli interventi spetta alle Regioni, a fronte di un fenomeno di inquinamento i cui effetti si manifestano su tutto il territorio nazionale, e anche fuori dai confini nazionali.

Franco Di Cosmo