Antonio Daniele

San Marco in Lamis, mercoledì 19 ottobre 2022 - Sembrava che la povertà doveva essere la condizione umana che nella nostra società di uno Stato economicamente forte doveva scomparire. Ma leggendo i dati che la Caritas italiana ha elencato nel rapporto sulla povertà in Italia, non solo questo obiettivo è lontano, anzi la povertà è cresciuta. Il divario tra ricchi e poveri si è allargato. Il divario della non solo povertà economica, ma anche educativa e culturale, è diventato preoccupante.

Qualcuno si chiederà che ha che fare la povertà economica con quella educativa e culturale? Dai dati della Caritas si evince che solo l’8% dei ragazzi che vivono in situazioni di criticità e con genitori senza titolo di studio, arrivano a un diploma universitario.  Si comprende facilmente che la povertà, a volte, strano a dirlo, diventa anche una forma di eredità che la famiglia tramanda ai più piccoli. L’anello debole della nostra società italiana, capiamo bene, è la possibilità di dare a tutti la facoltà di arrivare a un titolo di studio, professionale o universitario che permetta ai giovani di volgere le spalle alle loro situazioni di criticità.

Eppure in Italia la scuola dovrebbe fare da motore in tal senso. Docenti e programmi scolastici devono essere formati e studiati per evitare che i giovani, scoraggiati dalla loro situazione, possano lasciare la scuola prima del tempo. Ma anche le nostre comunità dovrebbero fare di più. Proprio ieri mi è capitato una ricevuta di un mandato dei primi anni cinquanta, in cui venivano mandati regolarmente dei soldi per l’università cattolica per permettere ai giovani di studiare. Mi chiedevo tra me. Queste donne aiutate da sacerdoti lungimiranti, si toglievano quel poco che avevano, per dare da “sfamare” culturalmente un pezzo della nostra Italia. Chissà quanti professionisti, dottori, docenti, sono usciti da quelle povere offerte. La povertà, quindi, non si sconfigge solo economicamente.

Basti pensare che meno della metà dell’erogazione del reddito di cittadinanza, misura nata per sconfiggere la povertà, è andata effettivamente ai veri poveri. Si sconfigge, invece, con politiche che evitino lo stato di povertà. Il Rapporto si conclude con una valutazione delle politiche di contrasto alla povertà, con particolare attenzione alle prospettive di riforma e investimento derivanti dal PNRR e dal programma europeo Next generation EU. Il piano di rilancio, che con i soldi dell’Europa stanno per arrivare in Italia, devono servire per debellare le strutture di povertà. Più che costruire “cattedrali” nel deserto, aiutino concretamente queste famiglie a uscire economicamente e culturalmente dalla loro condizione di povertà.


                                                         Antonio Daniele