Antonio Daniele

San Marco in Lamis, lunedì 9 ottobre 2023 - Molti ricorderanno l’attesa del 6 gennaio con il biglietto della lotteria Italia tra le mani che cambiava la vita di un italiano. Oppure bisognava attendere il sogno di un parente per poter andare a giocare al lotto dei numeri promessi dall’aldilà. Le grandi tavolate per giocare alla tombola che in ogni strada si organizzavano nelle giornate belle e soleggiate. Erano nell’immaginario collettivo per la maggior parte delle persone cosa che non mascherava gli amanti del gioco d’azzardo. Oggi, ultimi dati in Italia, il gioco rappresenta una fetta importante dell’economia del Paese.

Ben 133 miliardi di euro spesi per il gusto del gioco che in molti casi si trasforma in una vera patologia tanto da essere curata. I comuni si stanno organizzando per combattere questo fenomeno che in maniera drammatica influenza la vita delle famiglie e delle comunità. Ma chi sono quelli che giocano? Persone normali che magari fanno fatica ad arrivare a fine mese, davanti al tabellone dei numeri o del gratta e vinci sperando in lidi diversi. I dati sono sconfortanti. Non servono statistiche. Basta recarsi a qualsiasi luogo dove è possibile giocare. Persone e volti conosciuti quelli della nostra comunità. Nostri concittadini che magari hanno storie familiari alle spalle e che sicuramente andrebbero aiutati a capire che il gioco può diventare una bestia che si insidia nelle famiglie e che non le lascia fino a quando ha sperperato tutti i risparmi della vita.

I dati sono impietosi. Si parla di alcuni milioni di euro che si spendono per sfamare la voglia di vincere. Quelli che vediamo davanti a una slot-machine o a grattare un biglietto sono quelli visibili. Poi ci sono tanti che usano internet e i giochi d’azzardo on-line che sfuggono alla vista inopportuna dei passanti. Ma che rappresentano anch’essi un fenomeno grave per la salute e il benessere. Cosa possiamo fare? Parlare, parlare, parlare. Capire che giocare in maniera convulsa è pericoloso e che può spingere la nostra vita in un baratro. I comuni possono intervenire con specifici interventi per contrastare tale fenomeno, come la distanza minima di 500 metri dai luoghi di formazione e di culto.

Bisogna intervenire in maniera sinergica con gli altri attori della società, ASL, Scuola, Associazioni e Parrocchie. Anni addietro si era creato uno sportello per rivolgersi in maniera anonima e magari avere qualche dato. Non chiudiamo gli occhi. A tutti sarà capitato in maniera non voluta assistere a qualche situazione nei centri dove si gioca, questo ci deve spingere a fare qualcosa.


di Antonio Daniele