Antonio Daniele

San Marco in Lamis, sabato 23 dicembre 2023 -  Mi ha particolarmente colpito un’espressione di Papa Francesco in vista del prossimo Natale: Stiamo dalla parte degli innamorati o abituati? Inconsapevolmente anche noi rischiamo di far parte di espressioni di vita che rischiano di offuscare l’importanza di questo momento storico che ci sta avviando verso il Natale. La novità, certamente, non è quella di mettere o rendere originale secondo alcune espressioni attuali un presepe.

Ma avviarci verso la grotta sapendo di stupirci, di incontrare, di ascoltare la vita. Abbiamo riempito le nostre stradi di luci, ma facciamo fatica a vedere la strada verso “Betlemme”. Incrociamo in questi giorni migliaia di persone, ma facciamo fatica ad alzare lo sguardo per incontrarci e guardarci negli occhi. Ascoltiamo musica e frastuoni che ci vengono dalle nostre piazze piene, ma facciamo fatica ad ascoltare la voce di chi ha bisogno. Rischiamo, cioè, di fare di questo periodo verso il Natale, un tempo che ci abitui a eventi che ci distolgono dal vero senso di questa festa.

Ci abituiamo alle luci, ma non guardiamo la Luce. Rendiamo sensazionale il “nostro Natale”, ma perdiamo di vista la sensazionale venuta del nostro Signore. Non vi nascondo che anch’io non mi sono sottratto dal “rito” dei mercatini o luci di strada di vario genere, ma quanta abitudini ho potuto incontrare in questi giorni. Facciamo bene a portare i nostri ragazzi alla casa di Babbo Natale, ma farebbe bene ai nostri ragazzi di portarli alla “casa-grotta” di Gesù. Facciamo bene ad andare in giro per vedere le casette dei mercatini, ma ci farebbe bene andare alle case di chi non ha la possibilità di uscire e vive momenti di solitudine.

Facciamo bene ad andare a vedere maestosi alberi pieni di luci, ma ci farebbe bene farci illuminare dalla “Luce”. È lo stile dell’innamorato che fa nuove tutte le cose. Che vede bellezza intorno a sé. Che si stupisce delle piccole cose. Ed è in cerca dell’amore, quello vero. Dell’amore che si farà carne e da senso a quello che siamo.


Antonio Daniele