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Gargano – giovedì 26 marzo 2015 -  Anche nel nostro territorio c’è la presenza delle processionarie. Ma cosa sono? Dove si trovano e come si formano? Le processionarie sono Lepidotteri, ovvero farfalle: farfalle notturne, non troppo appariscenti né colorate ma comunque farfalle, che non fanno male a nessuno e non danno alcun fastidio, almeno da adulte. Come per tutti i lepidotteri, infatti, il ciclo vitale delle processionarie si divide in quattro fasi: uovo, larva (o bruco), crisalide e infine farfalla, ovvero forma adulta. Allo stadio di larva (bruco), purtroppo le processionarie sono un pericoloso per la salute umana e possono essere addirittura letali per il cane.

Sono carini e perfino simpatici, questi bruchetti che camminano in processione (da cui il nome): per questo attirano l’attenzione dei bambini e stimolano la curiosità dei cani. La processionaria è un parassita delle piante su cui vive, che spesso distrugge completamente: ma per uomini e animali il problema non sono le mandibole, bensì i peli urticanti che ne ricoprono il corpo. Questi peli possono essere anche liberati nell’aria e portati in giro dal vento, quindi può capitare di esserne colpiti senza venire in diretto contatto con i bruchi. La processionaria del pino (nome scientifico: Traumatocampa pityocampa) vive su tutte le specie di pino, sui cedri ornamentali e, seppure raramente, anche su altre conifere, quali l’abete rosso e la douglasia. Durante l’estate le femmine adulte dell’insetto depongono sui rami più giovani le uova, dalle quali a fine stagione escono le larve neonate. Queste si nutrono mangiando gli aghi e si riuniscono tra loro costruendo sui rami nidi sempre più grandi.

All’inizio dell’inverno le larve formano il nido definitivo, all’interno del quale si proteggono dai freddi invernali. Quando la temperatura ambientale diventa più mite, indicativamente tra marzo e aprile, le larve escono dai nidi, scendono in processione lungo il tronco degli alberi e raggiungono un luogo adatto del suolo dove interrarsi e formare la crisalide. In questo stadio avviene la trasformazione da bruco a farfalla fino al sopraggiungere delle condizioni ambientali idonee allo sfarfallamentodei nuovi adulti, che si verifica all’inizio dell’estate.

Ciascun individuo è lungo circa 4 – 5 cm, ha il capo di colore nero, mentre il corpo è grigio sui lati e rosso fulvo sul dorso. Alcuni avvistamenti sono stati fatti anche nel nostro territorio e in modo particolare dove ci sono alberi di pino, al momento grazia al tardare dell’arrivo delle alte temperature questi animali sono ancora all’interno dei lori nidi i quali si apriranno appena le temperature inizieranno ad aumentare. Alcuni nidi sono stati visti nei pressi dei ripetitori in zona Monte Celano e nelle pinete adiacenti. In questi giorni gli operatori dell’ARIF della Regione Puglia sono intervenuti in alcune zone del Gargano come Mattinata, Baia della Zagare staccando meccanicamente i nidi e bruciandoli.

Quali i pericoli per l’uomo e gli animali?

Pericoli per la salute umana

I peli urticanti della processionaria, che come abbiamo visto si separano facilmente dal dorso del bruco, terminano con minuscoli “ganci” che si attaccano molto facilmente ai tessuti (pelle e mucose), provocando una reazione urticante data dal rilascio di istamina (sostanza rilasciata anche in reazioni allergiche).

Chi avesse ripetuti contatti con la processionaria presenta reazioni che peggiorano con ogni nuovo contatto. In casi gravi può verificarsi uno shock anafilattico, con pericolo mortale (orticaria, sudorazione, edema in bocca e in gola, difficoltà di respirazione, ipotensione e perdita di coscienza).

A seconda della zona del corpo interessata, diversi sono i sintomi:

In caso di contatto con la pelle

Apparizione in seguito al contatto di una dolorosa eruzione cutanea con forte prurito. La reazione cutanea ha luogo sì sulle parti della pelle non coperte, ma anche sul resto del corpo: il sudore, lo sfregamento dei vestiti facilitano la dispersione dei peli.

In caso di contatto con gli occhi

Rapido sviluppo di congiuntivite (con rossore e dolore agli occhi). Se un pelo urticante arriva in profondità del tessuto oculare, si verificano gravi reazioni infiammatorie e, in rari casi, la progressione a cecità.

In caso di inalazione

I peli urticanti irritano le vie respiratorie. Tale irritazione si manifesta con starnuti, mal di gola, difficoltà nella deglutizione e, eventualmente, difficoltà respiratoria provocata da un broncospasmo (restringimento delle vie respiratorie come si verifica per l’asma).

In caso di ingestione

Infiammazione delle mucose della bocca e dell’intestino accompagnata da sintomi quali salivazione, vomito, dolore addominale.

Chi dovesse presentare, oltre a sintomi localizzati, problemi generalizzati, quali per esempio malessere o vomito, dovrà essere portato in un ospedale. In caso di dermatite bisogna lavare ogni vestito, maneggiandolo con i guanti, e scegliere la temperatura più alta possibile per il lavaggio. Lavare la pelle abbondantemente con acqua e sapone. Eventualmente è possibile far uso di strisce adesive per staccare i peli urticanti dalla pelle, come per una ceretta. Spazzolare energicamente i capelli se necessario. Consultare un medico in caso di eruzione cutanea grave.

In caso di congiuntivite gli occhi devono essere risciacquati abbondantemente per eliminare eventuali peli urticanti. Effettuare da un oculista un esame per vericare che non permangano residui di peli urticanti. I peli profondamente integrati nel tessuto oculare dovranno essere rimossi chirurgicamente.

In caso di dispnea, la valutazione dei sintomi respiratori va effettuata da un medico. Questo dispone un trattamento appropriato ai sintomi. Il trattamento può includere antistaminici, corticosteroidi e aerosol.

Consigli generali per combattere gli effetti negativi della processionaria

Non grattare la parte irritata, per evitare una infezione batterica dai germi presenti sotto le unghie o sulle mani. Mettersi sotto una doccia calda (l’acqua elimina i resti urticanti depositati sulle braccia o su altre parti del corpo). Evitare l’ammoniaca. Il prurito permane per almeno 5 giorni, le vescicole per 2 settimane circa. Il dermatologo potrà consigliare creme a base di cortisone (da mettere 2 volte al giorno) per calmare il prurito. Se si produce anche una reazione allergica, si possono prendere farmaci antistaminici per bocca (sempre su diretto controllo del medico specialista), per 4-5 giorni.

I rischi per il cane

I cani, annusando il terreno, possono inavvertitamente ingerire i peli urticanti che ricoprono il corpo dell’insetto. I cuccioli spesso tentano direttamente di giocare coi bruchi o di “assaggiarli”.

I sintomi che un cane presenta in questa spiacevole evenienza sono spesso gravi.

Il primo è l’improvvisa e intensa salivazione, provocata dal violento processo infiammatorio principalmente a carico della bocca ed in forma meno grave dell’esofago e dello stomaco.

E’ facile intuire la gravità di quanto è successo, perché il fenomeno peggiora con il passare dei minuti e la lingua, a seguito dell’infiammazione acuta, subisce un ingrossamento patologico, a volte di dimensioni tali da soffocare l’animale.

I peli urticanti, entrando in contatto con la lingua, causano una distruzione del tessuto cellulare: il danno può essere talmente grave da provocare processi di necrosi con la conseguente perdita di porzioni di lingua.

Altri sintomi rilevanti sono: la perdita di vivacità del soggetto, febbre, rifiuto del cibo, vomito e diarrea e soprattutto quest’ultima può essere anche emorragica.

Cosa fare

L’azione di pronto soccorso consiste nell’allontanare la sostanza irritante dal cavo orale, quindi bisogna effettuare un lavaggio della bocca più abbondante possibile, con una soluzione di acqua e bicarbonato. Se il cane, sofferente, non si lascia toccare in bocca, bisogna usare una siringa sprovvista dell’ago, con cui spruzzare la soluzione in bocca, anche più e più volte.

Subito dopo bisognerà correre dal veterinario che applicherà le cure più appropriate a seconda della gravità del caso.

NOTA: La lotta alla processionaria del pino è obbligatoria e regolamentata dal Decreto Ministeriale del 30 ottobre 2007, che ha sostituito il precedente decreto del 17 aprile 1998. Diversamente da quanto stabilito in precedenza, la lotta a questo insetto è obbligatoria in quelle aree, individuate dalle strutture regionali che svolgono le funzioni del Servizio Fitosanitario in cui “è stabilito che la presenza dell’insetto minacci seriamente la produzione o la sopravvivenza del popolamento arboreo”.Fine modulo