Antonio Del Vecchio

Rignano Garganico, martedì 14 giugno 2016 - Torna di nuovo alla memoria un episodio doloroso che fece soffrire e disperare in modo diretto ed indiretto l’intera popolazione di Rignano Garganico. Il riferimento è al  crac miliardario della Cassa di Mutualità del Tavoliere di San Severo (CMT), consumatosi più di  quindici  anni fa. Come noto, i triste accadimento gettò sul lastrico decine e decine di risparmiatori locali con la perdita di circa tre miliardi delle vecchie lire. Per un paesino di duemila abitanti e passa il colpo fu duro, influenzando negativamente l’intera economia.

 A tirare fuori la questione, questa volta, ci pensa Francesco Gisolfi, docente di Lettere Classiche in pensione e sindaco per due legislature della cittadina. Lo fa con  un articolato ricorso, inoltrato poco tempo fa al Giudice preposto presso la sezione fallimentare del Tribunale di Foggia, dove nel frattempo era stato depositato da parte del liquidatore, il commercialista Matteo Cuttano, il bilancio finale di liquidazione. Nello scritto il Gisolfi, oltre a lamentarsi della perdita di 27 mila euro di deposito e del mancato incasso di altre migliaia di euro, a titolo di rimborso spese e di onorario per il suo ruolo di ultimo Presidente del CdA, mette in evidenza una serie di contraddizioni ed errori “statali” che ne avrebbero impedito il salvataggio e quindi la parziale restituzione del maltolto. Vediamo quali.

In primo luogo il Ministero interessato, a seguito di una sentenza d’insolvenza, anziché valutare la questione reale e salvare la banca, dando mandato alla stessa cooperativa di agire, si sarebbe precipitato nel nominare un liquidatore esterno, che, a suo dire “, “stava aspettando dietro la porta”. Quest’ultimo, dal 3 maggio 2001 fino al 20/12/2013, per via della sua presunta “inconcludenza” ne avrebbe aggravato il dissesto finanziario , con l’adozione di presunte operazioni negative, come la vendita sotto costo di un terreno edilizio in quel di Agropoli (oltre un terzo del valore reale)  e la vendita della palazzina- sede in  San Severo. In tutto diversi miliardi di lire. A ciò si aggiungerebbe l’onorario e tutte le spese inerenti per l’annoso mandato assolto dal predetto  liquidatore.

Se così non fosse non si spiegherebbe perché il secondo liquidatore (Cuttano)  in appena tre anni avrebbe risolto ogni cosa.  Circa i compensi “privilegiati” spettanti agli amministratori e ai dipendenti, a suo dire, sarebbero stati concessi soltanto ai suoi predecessori, seppure in qualche modo coinvolti nel Crac e a lui no, nonostante il ruolo assolto diretto a difendere l’interesse collettivo dei soci? Tutto questo in conformità allo spirito della legge costituzionale in materia che tutela il risparmio e ritiene i soci di cooperativa possessori di uguali diritti. Insomma, secondo il nostro interlocutore, sia in questo caso sia in altri esempi più vicini a noi (si veda il salvataggio delle 4 banche ad opera del Governo Renzi e il rimborso ai risparmiatori) lo Stato avrebbe usato nell’uno e nell’altro caso “due pesi e due misure”.