di Luigi Ciavarella

Musica Rock, giovedì 9 marzo 2017 -  Tra tanti gadget presenti all’ingresso del negozio Muller di Colmar vi era un poster montato su cavalletto raffigurante le fauci aperte minacciose di un leone. Sembrava messo a guardia del locale quasi come un monito ai visitatori, che contrastava però con gli arredi che si trovavano all’interno. Era la pubblicità del primo disco dei Santana e quella l’immagine cosi spaventosa se la osservavi bene da vicino altro non era che una composizione di volti umani intorno al corpo esile di una indigena, con, sul lato destro, l’aggiunta dell’indicazione del nome della band.

 Quella immagine inquietante era la copertina del primo disco dei Santana licenziato dalla Columbia nel 1969 in seguito alla clamorosa performance eseguita dal gruppo al festival di Woodstock (foto sotto) nell’agosto dello stesso anno. Infatti prima del mega concerto i Santana non avevano alcun contratto. Santana, che prima dell’evento, era stato un oscuro musicista noto soltanto nella Bay Area di San Francisco, famoso sopratutto per un concerto al Fillmore West voluto da Al Kooper per sostituire l’indisposto Mike Bloomfield, si trova improvvisamente catapultato sulla ribalta internazionale grazie all’invenzione di un suono crossover che unisce rock ai ritmi latino – americani con venature jazz psichedeliche.

In fondo quel ruggito di carta messo a guardia del locale servì soltanto ad incuriosire i distratti visitatori e a stimolare l’acquisto dei dischi agli avventori nonostante nel marzo del 1971, l’anno in cui si svolgono questi fatti, i Santana avevano pubblicato il loro terzo album senza che nel negozio ci fosse traccia di pubblicità del nuovo album. Non solo. Tra le due uscite, nel 1970, la band californiana aveva financo pubblicato forse quello che molti a ragione ritengono sia il loro capolavoro, Abraxas, ma anche in questo caso di questo album non vi erano segni del suo passaggio tra gli scaffali dei dischi. A Muller interessava soltanto l’unicità di quel poster in bianco e nero con le fauci di un leone messo a guardia all’ingresso del negozio con il sospetto che forse non era soltanto Carlos & co la ragione di quella ostinata esposizione bensì a tutto l’universo rock. Insomma un invito ad entrare per godere di tutte quelle meraviglie sonore che l’infinita galassia della musica rock riserva a tutti.

Due anni dopo il poster dei Santana era ancora là forse un po’ sbiadito ma ancora integro nonostante nel frattempo il buon Carlos aveva dato un taglio alla sua vita e non soltanto musicale diventando un adepto del guru Sri Chinmoy, irradiando di luce la sua vita e rendendo più spirituale e meditativa la sua musica. Una svolta inaspettata che creò sconcerto tra i numerosi fans. Ma fu soltanto un episodio poiché ben presto ritornò sui suoi passi, ai ritmi che lo avevano reso famoso anche se il treno era passato e nuovi equilibri si erano stabiliti nel frattempo nel mondo della musica rock. Come sempre d’altronde.

 

Luigi Ciavarella