Nicola Maria Spagnoli         

Roma, venerdì 6 gennaio 2022 -  Da che mondo è mondo la censura, si sa, è sempre esistita in tutti i campi ed anche in campo musicale i bacchettoni hanno infierito anche se in questa sede per fortuna trattiamo solo le immagini, o ovvero le copertine dei dischi e non specificatamente i testi. Partiamo dagli anni recenti cioè dagli anni 50 del secolo scorso quando le copertine sono state applicate a protezione del supporto sonante, anzi inventate per meglio attirare il fruitore, poiché inizialmente non esistevano affatto.

Difatto i dischi, ad iniziare dai mitici 78 giri ed anche prima, erano distribuiti in anonimi cartoni bucati sull’etichetta da cui si poteva leggere solo il nome degli artisti, i titoli dei brani e la casa produttrice. Innanzitutto, bisogna dire, sono le immagini un pò imbarazzanti quelle che hanno subìto di più lamannoia della censura sia governativa che quella da parte delle stesse case discografiche a cui si sono aggiunti, per completare la catena, i proprietari dei negozi di dischi (anche nei reparti specifici dei supermercati) che spesso e volentieri si sono rifiutati di esporre quei dischi che ritenevano turbativi della morale o della…quiete pubblica.

Le categorie censurate sono state soprattutto quelle a sfondo sessuale cioè quelle ritenute oscene in primis per foto di minori discinti ma anche quelle, poverine, con nudità decisamente innocue. Per iniziare pensiamo all’innocente bimbo che nuota sott’acqua di Nevermind dei Nirvana (foto 1) o alle contestate nudità infantili di House of the holy (foto 2) dei Led Zeppelin, fra l’altro firmata Hipgnosis, o la ragazzina dell’unico album del supergruppo Blind Faith (foto 3) subito cambiata con una normale foto dei musicisti o la foto di un parto su Anarchy dei Chumbawamba.

Quella più contestata e subito ritirata facendone salire le quotazioni fino a cifre stratosferiche fu una raccolta americana del 1966 proprio dei Beatles, la cosiddetta copertina del macellaio anche se gli infanti smembrati in foto in questo caso erano soltanto pupazzi di plastica (foto 4) e quelle di carattere religioso ma provocatorio (Nina Hagen con Nunsexmunkrock o il Jesus Pience dei the Game o la più famosa Holy Wood di Marilyn Manson nonché il triangolo o la trinità erotica, dipinta a caratteri transavanguardistici, dei Jane’s Addiction). La copertina con nudità femminili più famosa certamente fu quella del doppio Electric Ladyland (foto 5) anche se negli anni sessanta un pò tutti i rokkettari comunque provocavano sull’argomento, né quindi si distanziò la Jimi Hendrix Experience, ma anche questa fu cambiata all’istante con una foto, bella comunque, del celebre trio.

I Roxy Music con le loro modelle un pò discinte ma comunque alquanto pudiche imperversarono per tutti gli anni settanta, copertine che però, giustamente, non vennero cambiate né fu cambiata quella del primo album solista di Roger Waters dei Pink Floyd con una back side femminile in primo piano ma la terra di Albione, si sa, è sempre stata meno bacchettona di quella d’oltre oceano. Continuando e tornando  ai Jane’s ecco quella di Nothing’s Shoking (foto 6), peraltro un capolavoro, e non possiamo non ricordare le numerose copertine di Madonna su cui la censura ha sempre chiuso un occhio ma non sul costumino patriottico dei Black Croves nel 94 (foto 7). Anche Lady Gaga, ma già prima Janet Jackson o Diana Ross, non si è sottratta a tentazioni del genere ma almeno lei si è rivolta per questa composizione Pop-pasticciata ad un artista quotatissimo che corrisponde al nome di Jeff Koons (foto 8).

Gli Stones, si sa, non si sono mai fatti pregare nelle provocazioni, dal cesso di una stazione in Beggars Banquet nel 68 poi uscito in copertina bianca ai travestimenti da battone alla donnina, con triangolo pubico autocensurato, di Undercover (foto 9) fino alla raccolta, forse abusiva, di Black album con particolare in evidenza di una celebre pornostar maschile dell’epoca, cosa che non fecero invece i Death Grips recentemente, con una body art molto più esplicita ispirata, Andy Wharol docet, in ricordo dello storico Velvet Underground & Nico ma non a quello con semplice banana matura ancor oggi diffusissimo, bensì a quello del progetto originale con banana rosa sbucciata (foto 10).

Anche copule a profusione sono comuni nella discografia rock fra cui una famosa dello studio Hipgnosis per gli Ufo (foto 11) nonché brutalmente animalesche come il Nofx degli anni novanta, questa sì bandita ovunque (foto 12) come del resto lo fu quella dei Death Kennedy (foto13) che però almeno si erano affidati, anche loro, ad un grande artista svizzero, quel Hans Ruedi Giger famoso soprattutto per l’artcover di Brian Salad Surgery degli Emerson Lake & Palmer. Per quanto riguarda nudità maschili, anche qui si abbonda, dal Lovesex di Prince (foto 14) pudicamente sdraiato su un fiore ma non nuovo a esibizioni ancora più osè, a un paio di dischi del Duca bianco David Bowie, contestato e censurato per il mezzo uomo e mezzo cane, ma con sesso in evidenza, di Diamond Dog (foto 15) e perfino per i talamoni dipinti, ma naturalmente nudi, di Tin Machine II,

senza contare artisti non di primissimo piano come i Maroon 5, i Tenacious D ed altri impresentabili su questa rubrica come i Fuzztones (le copertine di questi ultimi o degli Stones o di altri non messi in quest’articolo ma comunque citati mi sembravano troppo hard per questo sito e quindi… le ho censurate, sic! Comunque chi vuole le può cercare in rete!). Citiamo fra i tanti artisti dalla grafica trasgressiva (impossibile citarli tutti!) i Montrose, Jorge Santana, i misconosciuti  Love & Kisses, Adrian Curvitz, Tom Scott & L.A. Express, peraltro noto per le collaborazioni con Joni Mitchell e perfino Tom Waits o la scatenata Cher post Sonny o la bella Carly Simon per arrivare ai più popolari Scorpions, ai Charlie, ai Flash e ai più recenti Queens of the Stone Age per più di una copertina non dimenticando gli Humble Pie di antica memoria. Infine, non poteva mancare in questo contesto, il classicissimo Two Virgins del 1969 di Lennon/Ono, che piuttosto che scandalizzare ci fece sorridere ai tempi, presto coperto da una plastica scura per volere dei negozi, plastica che faceva vedere, quando il disco era esposto in vetrina, solo i volti dei protagonisti (foto 16) poi il compratore poteva naturalmente …denudarli.

 

                                                                                           a cura Nicola M. Spagnoli

 

 

Foto 1

 

Foto 2

 

Foto 3

 

Foto 4

 

Foto 5

 

Foto 6

 

Foto 7

 

Foto 8

 

Foto 9

Foto 10

 

Foto 11

 

 

Foto 12

 

Foto 13

 

Foto 14

 

 

Foto 15

 

 

Foto 16