Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, lunedì 01 febbraio 2016 -  Chissà quante volte quando si giocava per strada a calcio, il pallone finiva su un balcone, nel recinto del vicino o sotto un camion che se l’è portato via con sé. E tutti erano certi che la palla (se ancora in vita) sarebbe stata ridata indietro. Magari dopo un rimprovero da parte di qualcuno infastidito dall’improvvisa pallonata che si stampava sui vetri di una porta o di una finestra.  Ma non sempre c’era il lieto fine. A volte il pallone veniva… decapitato in diretta: la persona che doveva ridare la palla indietro non lo faceva, ma prendeva un coltello e si esibiva in una decapitazione “pallonesca”, tagliando il pallone in due, come un’anguria.

  Come dire: questa volta è toccato al pallone, la prossima non lo so!! E spesso la palla non veniva ridata indietro, senza arrivare alla decapitazione suddetta: il “nuovo” proprietario se la portava dentro casa, dopo averla raccolta sul proprio balcone o nel proprio cortile.

 E a quel punto, tutti a casa, la patita era finita. E colui che aveva mandato il pallone ai confini di un campo sportivo esistente solo nella mente dei bambini, pagava il pallone ormai perso.

 In questi casi i genitori spesso erano molto soddisfatti del fatto che il pallone avesse un nuovo “proprietario”, così i pargoli finalmente ritornavano a casa.

 Ma a volte un genitore poteva passare dalla parte… del torto. Nel senso che prendeva le difese dei bambini, pretendendo che la palla venisse subito ridata indietro dal “nuovo” proprietario ai “vecchi” proprietari, cioè i bambini.

 “Buongiorno, sono il padre di mio figlio. E mio figlio mi ha detto che è da mezz’ora che aspetta il rinvio da parte vostra del pallone di mio figlio”, disse il padre del figlio al proprietario del recinto dove era finito il pallone.

 “Mi dispiace, io non ho visto nessun pallone nel mio recinto, e quindi non devo assolutamente ridarvi nulla. Buongiorno”, rispose il proprietario del recinto dove si sarebbe svolta la scena del crimine sportivo

 “Ah si?? E allora ti denuncio per furto”.

 Sarà stato più o meno questo il dialogo tra i due signori che si stavano preparando ad un maxiprocesso che è durato… due anni!! Carte bollate su carte bollate che sembrava un’istruttoria per incastrare un boss della mafia.

 Tutto questo iniziò due anni fa a Brescia. Adesso è tutto finito, poiché manca… il corpo del reato: manca il pallone!!?? Nel senso che il pallone non esiste. Ufficialmente i due ragazzi protagonisti di una partitella a calcio vicino a casa loro stavano giocando… senza pallone!!??

 E sì, il giudice così ha deciso: non ci sono prove che il pallone esista e che sia stato calciato nel recinto del signore denunciato da un padre dei due ragazzini.

 Scusate, ma come si può dubitare di due ragazzini che giocano a calcio??? Ma è possibile che questi due calciatori in erba dovevano inventarsi una fesseria del genere??

 Però, stando ai fatti, del pallone nessuna traccia, né dentro e né fuori il recinto. A questo punto si deve lavorare di tanta fantasia per dire che i due ragazzini hanno mentito. E si sono inventati tutto pur di far passare i guai al vicino di casa (che poi i guai non li ha passati essendo stato assolto).

 Il giudice in pratica, in assenza del corpo del reato (il pallone) ha creduto più all’adulto che non ai ragazzetti. Ma come si può mettere in dubbio la parola di due giovani atleti abbigliati con maglie da calcio, tutti sudati, con le ginocchia sbucciate?

 È una sentenza penso strana. Se mettiamo in dubbio la gioia di tirare calci ad un pallone e di rompere qualche vetro (però pagandolo dopo) togliamo buona parte dell’infanzia a troppi bambini.

 Si scoraggia la gioventù ad uscire fuori da casa lasciando finalmente computer ed affini per potere respirare un po’ di erba di un campo di calcetto o di una vicina periferia.

 Non so che cosa avranno pensato i due ragazzini protagonisti di questa storia della sentenza del giudice. Io credo che avranno perso immediatamente fiducia nei “più grandi”. Quando ero piccolo, i “più grandi” mi sembravano tutti delle persone perfette, adulte, mature, dotate di buon senso…

 Crescendo, invece, spesso riconoscendo “i più grandi” di una volta, ci si ricrede. Ci si ritrova di fronte a gente che, una volta che hanno… un pallone tra le mani, non te lo ridanno più.

 Perché hanno ragione loro, e se non riconosci la loro ragione, quella “dei più grandi”, quelli vanno via… con il pallone, e non si gioca più (anche se il pallone è tuo!!??)

 

                                                                     Mario Ciro Ciavare