Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, venerdì 28 ottobre 2016 -  Non viviamo più nei primi anni dei Settanta del secolo scorso. Quando l’alfabetizzazione del nostro Paese non era ancora stata completata. C’erano “zone d’ombra” da coprire per far sapere tutto o quasi su quello che lo scibile umano conteneva.  Quando le enciclopedie facevano parte del mobilio, costavano un occhio della testa e in pochissime case si potevano “visitare”, come fossero dei reperti provenienti dal futuro e che non tutti sapevano usare (leggere).  Solo il loro peso incuteva timore: libro pesante, molto importante! 

  Ed è in quel contesto sociale che nacque il “Rischiatutto” di Mike Bongiorno, in onda dal 1970 al 1974. L’idea originale venne presa dal programma americano “Jeopardy”, e adattato ai gusti della tv italiana. Ecco cos’era all’epoca Rischiatutto: un’enciclopedia a portata di tutti per  poter conoscere argomenti dei quali di ignorasse addirittura l’esistenza.

 E quei pochi concorrenti preparatissimi che vi partecipavano erano dei veri e propri esperti nei loro settori: calcio, musica classica, cinema... Avevano speso le loro vite a studiare quegli argomenti senza sapere che dopo potessero partecipare ad un programma televisivo come un quiz.

 Ultimamente si sta riproponendo questo quiz senza cambiare nemmeno una virgola della versione originale. Non so se è felice come idea  oppure bisognerebbe rivedere un bel po’ di questa versione moderna.

 Il programma non va!!

 Le domande iniziali e finali sulle materie portate dai concorrenti sono troppe e lunghe: bisognerebbe mettere anche i sottotitoli per coinvolgere  molto di più i telespettatori che hanno difficoltà a seguire le domande.

 È lento!! La lentezza che un tempo era una virtù, adesso è considerata un vizio. La gente corre più velocemente di prima, e anche le nozioni devono  essere più “veloci”, senza perdere la qualità del programma.   

 E alcune domande del “Tabellone” sono di una banalità che nemmeno a dei programmi per bambini farebbero. Ci sono dei quiz televisivi molto  più difficili, come “Caduta libera” su Canale 5, dove i campioni sono dei veri esperti in tutto. Alcune domande sono difficilissime, anche se i concorrenti vengono aiutati da alcune lettere inserite nelle risposte.

 Anni fa c’era un programma straordinario della Rai dal titolo  “Production”, durò pochissimo (le cose belle durano poco). Era un quiz televisivo dedicato solo al mondo del cinema. I concorrenti dovevano, tra l’altro, inventarsi un film usando spezzoni di pellicole di film veri, avendo come indizio una trama data dagli autori dello stesso programma  televisivo. Il tutto veniva fatto in diretta, montaggio incluso dei mini-film inventati dai concorrenti.

 Quel programma era un capolavoro!!!  

 Cari autori di Rischiatutto, non so se c’è qualche veto da parte della signora Bongiorno, la moglie di Mike. Nel senso che avrà messo delle  clausole affinchè la nuova versione televisiva del Rischiatutto dovesse essere fedele fino alla noia alla vecchia versione. Ma se così non fosse, cambiate tutto!

 Mantenete il titolo e le domande del “Tabellone” principale fatele in  modo che siano più “animate”. Va bene l’idea della “Materia vivente” (un attore o un cantante presente in studio), ma mettete altre di “materie viventi”, così  come veniva fatto nel “Gioco del nove”. Dove c’erano quasi esclusivamente attori e cantanti che facevano domande ai concorrenti.

 Viviamo in tempi in cui difficilmente si apprezza il campione di “una sola materia”, adesso forse si cerca più creatività. Si cercano campioni che ci spieghino perché si va su Marte (anche perchè nessuno ancora ce lo ha spiegato), oppure quelli che ci dicano non solo tutto sul Festival di San Remo, ma anche perchè si continua a farlo!!??

 Ci vorrebbe una versione di Rischiatutto… colloquiale, non solo per sapere ma anche per capire!!

 

                                                          Mario Ciro Ciavarella