Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, sabato 4 febbraio 2017 -  Anche in ambito spirituale e religioso tira aria di crisi. Non poteva essere altrimenti: viviamo in un’epoca ricca di contrasti e di crisi sociale ed economica. Anche tra le navate delle chiese e nei chiostri dei conventi è iniziata da tempo la fuga verso il ritorno alla vita “civile”. Negli ultimi due anni, 2300 abbandoni all’anno sono stati registrati nella chiesa cattolica. Viviamo un Neo Illuminismo? È difficile capire il perché, anche se bisogna dire che fuoriuscite dagli ambienti religiosi ci sono sempre state.

 Però, in questo caso è il papa in persona a scendere in campo e ad aprire  ufficialmente la crisi delle vocazioni (e di quelle ritirate). E difficilmente si riuscirà a convincere quelli che stanno per lasciare l’abito religioso a rimanere nella Chiesa di Roma. Quando si dice di  “farla finita”, in questi casi, io penso che sia per sempre.

 Dopo l’abbandono c’è sempre un periodo di confusione mentale, bisogna  riadattarsi tra i “civili”. Ci vuole tempo e gente chi stia intorno ai “ritornati”, per far ricordare che la vita sacerdotale è diversa da quella che si è lasciata alle spalle tempo addietro.

 La prima risposta per arginare la “fuga dalla chiese” è: “Ma fateli  sposare!!” è una soluzione semplice e complessa nello stesso tempo. Il sacerdote se si sposa è come se avesse “due famiglie”: la sua e quella della parrocchia dove opera.

 Ed è difficile gestire due “professioni” contemporaneamente. E senza dubbio si andrebbe a privilegiare la propria famiglia: quella composta da   moglie e figli.

 “Ma come, i pastori protestanti hanno famiglia, e i preti cattolici non possono?”, direbbero in molti.

  Sono sue realtà diverse, con compiti diversi e funzioni diverse. La Chiesa Cattolica si basa da centinaia di anni (consideriamo dalla riforma Luterana in poi) su parametri e organizzazioni diverse, rispetto alle altre Chiese Cristiane.  

 Senza parlare degli ordini monacali, che sono tutt’altra cosa rispetto ai sacerdoti. Infatti, i frati hanno voto di “castità, povertà e obbedienza”. Non si può vivere questa condizione da parte dei frati e delle suore, e poi avere la possibilità di sposarsi!!?? Si farebbe ancor più confusione.

 Quando si decide di diventare sacerdote, frate o suora, c’è la consacrazione a dio. Questa è gente eletta, ed è “diversa” dalle altre. Se vogliamo considerare che tutto quello che ci viene detto sia la Verità. Per chi crede è così!!! Su questo non si può discutere. È un atto di fede.

 Di conseguenza non si può decidere da un momento all’altro che… c’è stato un errore: questa gente consacrata a dio, da oggi può avere tempo anche per altro, come una propria famiglia.

 In passato i preti, vescovi e affini potevano sposarsi. È difficile fare una ricerca storica in tal senso e capire esattamente fino a quando potevano  farlo. Evidentemente ad un certo punto della storia, nella Chiesa di Roma non tornavano i conti. Anche in senso economico!!?? Evidentemente troppi soldi “sparivano” dalle casse, e di conseguenza si pensò (credo) anche per questo motivo, che la “gente di chiesa” dovesse pensare solo a dio.

 Vedete, la conversione, la chiamata dall’alto; sono dei concetti talmente  complessi che a volte il tutto viene considerata anche una pazzia. Come dire: “Si è fatto prete (o suora) di questi tempi? Ma è matto??” spesso diciamo così, a quelli che dicono di essere stati “chiamati”.

 E non può essere diversamente, se si decide di intraprendere una vita diversa dalla precedente, c’è solo un motivo: si è sentita una voce, che non arriva dal nostro stesso livello (da terra), ma che provenga dall’Alto. Fare il “mestiere” di prete (come molti fanno) è un errore che a volte si paga: sbagliando spesso, dando un cattivo esempio. E non è vero che “bisogna fare come il prete dice, e non come il prete fa!” Il prete deve fare il prete, in tutto e per tutto: deve essere un esempio!!!

 Altrimenti dovremmo anche dire che “bisogna fare come il carabiniere  dice, e non come il carabiniere fa!!” saremmo pieni di carabinieri  delinquenti e impuniti.    

 Lo Spirito che vive dentro di noi, (altrimenti non riusciremmo nemmeno a camminare), non sbaglia mai: è lui che dice quello che è giusto predicare. L’amore di dio o quello degli uomini.

 

Mario Ciro Ciavarella