Mario Ciro Ciavarella Aurelio

San Marco in Lamis, domenica 23 settembre 2018 -  La Preghiera del Mattino. Così iniziava la giornata scolastica anche alle Scuole Medie. E non solo quando entrava in classe il sacerdote, docente di Religione, ma anche con gli altri insegnati si faceva lo stesso. Con il prete docente si ripetevano le preghiere già recitate aggiungendo quella dell’Angelo Custode. Si iniziava a capire, crescendo, che il solo aiuto materiale di amici e parenti non potesse essere sufficiente.

 

E iniziavano a balenarsi davanti a noi, cascate di religiosità profusa: la personalità di ogni ragazzo iniziava a delinearsi. Non bisogna pensare che a 13-14 anni la vita in quel momento fosse solo gioco e studio, ma anche la parte più eletta della nostra coscienza era in emersione.

 La volontà di dio, la misericordia, la provvidenza, il peccato: input per capire che solo il visibile non può occupare lo spazio in cui viviamo. Ma c’era anche qualcosa che andava oltre i nostri cinque sensi. Il Crocifisso all’epoca era sempre lì, e nessuno poteva immaginare lontanamente di toglierlo con tesi assurde. Se  qualcuno si fosse permesso solo di pensare a qualcosa del genere,  poiché “dava fastidio”, sarebbe stato internato!!

 Sopra la testa del professore che era seduto alla cattedra, c’era il Crocifisso appeso al muro, e quasi a fianco, la foto del Presidente della Repubblica. Quei due simboli indicavano la nostra formazione di italiani: Religione e Stato.

 Il primo professore di Religione che ho avuto, è stato don Antonio Campanozzi della chiesa di San Giuseppe, lo ricordo vestito con il suo autorevole abito talare e con il copricapo definito “Saturno”, quello ampio di feltro: era vestito come dio comanda, da prete!!!integerrimo sacerdote e buon oratore. In seguito vennero don Luigi Lallo e l’anno successivo il compianto fratello, don Nicola.

 Il “lato oscuro”, l’antitesi, dell’ora di Religione era quella di Educazione Fisica (ginnastica). La palestra della “De Carolis” a noi ragazzini ci sembrava enorme e si poteva entrare solo con le scarpe ginniche, per non rovinare la pavimentazione. E vedemmo per la prima volta due “aggeggi cinesi” appesi alla parete: la Spalliera e il Quadro Svedese. Non capimmo subito la loro l’utilità, il Quadro Svedese non ha mai fatto presa su quasi  nessuno: avete mai sentito parlare di qualche atleta Campione del Mondo di Quadro Svedese??

 Bisognava attorcigliarcisi dentro quei quadrati giganti, per poi uscirne, scendendo dopo essere arrivati alla sommità, con qualche braccio “sbussedat”. Ed era sistemato anche ad un’altezza considerevole, arrivava quasi al soffitto. Dubbi che non venivano con un altro attrezzo: la Pertica, alla quale bisognava arrampicasi fino all’altra estremità, però molti di noi rimanevano a mezza altezza. Si aveva pura non solo di continuare a salire, ma anche di scendere!!

 E il professore di Ginnastica che iniziava ad innervosirsi: “Uagliò, chisà ima chiamà cacche elicotter p faret ascegn??”, dopo qualche minuto di “trattative”, l’insegnante metteva sotto la Pertica un materasso, e il ragazzino scendeva agevolmente come fanno i pompieri appena vengono chiamati per qualche emergenza!!

 La Spalliera invece serviva per prevenire o curare eventuali scoliosi a ragazzini che stavano entrando nell’adolescenza, e non a tutti piaceva stare appesi. Anche perchè la forza esercitata doveva essere tanta. Dopo l’ora di educazione fisica, si rimetteva tutto l’occorrente nella borsa: iniziando dalle tute, erano tutte blu con la scritta “Alitalia”, le scarpe di pezza della “Superga”. Sembravamo degli Avanguardisti fuori moda e fuori tempo massimo, e poi si ritornava in classe, dove il professore che doveva iniziare l’ora successiva, immediatamente apriva le finestre.

 Iniziammo a giocare a Pallavolo e Pallacanestro con regole ufficiali, e non con le “regole” del ragazzino che era il proprietario del pallone(!!??) Anche le capriole venivano eseguite con tecniche specifiche, e non come quando si giocava a “scarca farina” oppure a “quatt e quatt fann jott”. Qualche ragazzino veniva adocchiato da società sportive di Foggia, ma purtroppo nessuno ha avuto la fortuna e gente responsabile che seguisse come tutor questi campioncini sammarchesi.

 Eppure nel nostro paese abbiamo avuto dei bravi atleti nel settore dell’Atletica Leggera, come Leonardo Paglia nel Salto in Alto; Nazario Russo per le corse veloci, e tanti altri. 

 Per allestire la squadra della “Giovanissima” della Polisportiva Sammarco, l’insegnante dell’epoca selezionava i ragazzi della Terza Media: si partiva in questo modo per poi approdare nella squadra “Allievi”, e successivamente in quella di Categoria, che era quasi sempre la Prima.

 Educazione Fisica e Religione: corpo e spirito. Entrambe ci hanno dato qualcosa, per essere così come siamo. Poi ognuno è cresciuto secondo le proprie esperienze e attitudini. Grazie alle Scuole Medie: spartiacque tra l’essere bambini, e uomini che si stanno formando.

 (Nella prossima puntata: la “gita scolastica d’istruzione” della Terza Media, lì fuori c’è un mondo che ci aspetta!!)

 

Mario Ciro Ciavarella  Aurelio