Nicola Maria Spagnoli

Roma, sabato 22 agosto 2015 -  MU è il nome di uno dei tanti continenti scomparsi dalla Terra poco prima dell’attuale civiltà umana (circa 13 mila anni fa) come Atlantide, Lemuria, Naga. Naturalmente, senza solide basi documentarie nulla è certo ma alcuni studiosi, non troppo accreditati nel mondo scientifico, hanno dedicato le loro vite a dimostrare la veridicità di alcune (scarse) fonti letterarie e reperti e quindi… tutti alla ricerca della collocazione. La mitica Atlantide avrebbe dovuto trovarsi dopo le colonne d’Ercole e quindi, grandissima, nell’Atlantico, oppure dopo Scilla e Cariddi e quindi molto più piccola - ovvero poteva esser l’attuale Sardegna dove grandi complessi nuragici, anche al centro dell’isola, sono stati ritrovati sotto stratificazioni evidenti di fango e detriti. 

Nicola M. Spagnoli

Roma, sabato 11 luglio 2015 -  Forse questa è la copertina più bella dei Jefferson Airplane, o almeno quella con più riferimenti alla storia dell’arte, che è stata abbinata però al disco più inutile della loro carriera. Dopo almeno una dozzina di capolavori assoluti (dal 1965 in poi ogni disco è praticamente un capolavoro) concludere così, con un live, dai concerti di Chicago e S. Francisco del 1972-73, alquanto floscio e nient’affatto rappresentativo, è apparso ai tempi quasi come un’offesa a tutti gli appassionati, allora tantissimi, dell’ensemble ai tempi composto da ben 7 elementi.

di Luigi Ciavarella

San Marco in Lamis, martedì 9 giugno 2015 - Nell’ottobre del 1972 all’acquisto di Volume IV dei BLACK SABBATH, disco appena uscito in tutto il mondo, già si poteva indovinare la musica che avrei ascoltato : una musica tenebrosa e ossessiva, infarcita di micidiali riff chitarristici tali da tramortirti e soprattutto la voce sgraziate di Ozzy Osbourne, il malefico menestrello che sembra librarsi sulla copertina stilizzata del disco,a impregnare di zolfo tutto il contenuto del disco.

Nicola M. Spagnoli

Roma, martedì 9 giugno 2015 -  Dopo il disco considerato capolavoro Ziggy Stardust da Bowie ci si apettava, come per tutti gli artisti, qualcosa di simile, invece questo album deluse un po’ la critica. Non che sia malvagio o scadente ma rispetto a Ziggy oppure ad Hunky Dory, considerati allora eccellenti prodotti pop, questo si puo’ definire certamente un prodotto diverso e così pure il successivo, Pin-Ups, fatto esclusivamente di cover. Il successo di vendite naturalmente supero’ quello dei primi album e comunque tutte e due le splendide copertine, fra le migliori della discografia del “Duca Bianco”, resteranno nella storia della Cover Art; in particolare questa realizzata dalla Duffy Design Concepts, ovvero dalla famiglia creativa Philo, Celia, Duffy ed un altro membro fotografo, che curarono oltre alla grafica anche, personalmente, il trucco del cantante.

Nicola M. Spagnoli

Roma, venerdì 22 maggio 2015 -  Innanzitutto bisogna dire che e’ un miracolo che un artista del genere abbia potuto esprimersi sul vinile e quindi essere poi conosciuto in tutto il mondo e non rimanere soltanto nel circuito del passa parola locale. Merito del grande Peter Gabriel che inizio’ a stampare in occidente i suoi lavori e questo e’ il primo disco completamente “occidentale” di uno dei più grandi cantanti di tutti i tempi (Jeff Buckley diceva spesso: Nusrat is my Elvis), Nusrat è stato chiamato Shahenshah-e-Qawwali, che significa L'imperatore del qawwali, fu fatto Sir nel Regno unito e alla sua morte, avvenuta a soli 48 anni, ebbe perfino i funerali di Stato in patria.

A cura di Nicola M. Spagnoli

Roma, martedì 19 maggio 2015 -  Un lavoro quasi ignorato dalla critica e dalla valutazione discografica che all’epoca non trovò il riscontro di Tabular Bells da cui forse deriva o che addirittura precede, come qualcuno sostiene. Fatto sta che la Virgin, interessata alla versione fornita da Cyrille Verdeaux (foto 2) coadiuvato dall’amico chitarrista Cristian Boulè, dal batterista Artman e dal bassista Isaacs, congelò il progetto per un paio d’anni per, appunto, dare spago all’opera di Mike Oldfield.

di Luigi Ciavarella

San Marco in Lamis, giovedì 14 maggio 2015 - Come è noto nel 1970  i Pink Floyd pubblicano “Atom Earth Mother”, per intenderci il famoso disco con la mucca in copertina, opera dello studioHipgnosis di Londra. Il lavoro esce in una fase di incertezza artistica nella vita del gruppo, diviso tra tardapsichedelia, ormai agonizzante, e le nuove tendenze sperimentali che si vanno prospettando all’orizzonte, in una Londra che si sta mobilitando per accogliere i nuovi fermenti dominanti : l’hard rock deiDeep Purple, Led Zeppelin et co e i primi vagiti Progressividei King Crimson, entrambi  determinati a conquistare il mondo.

Nicola M. Spagnoli

Roma, mercoledì 13 maggio 2015 -  Beethoven soprattutto ma anche Rossini, sia in versione originale Deutsche grammophon che strapazzati nevroticamente al Moog come il 2° movimento della Nona sinfonia o l’Ouverture del Guglielmo Tell. Poi la versione di Gene Kelly di Singin’ in the rain introdotta a forza, perché era l’unica canzone di cui Malcom conosceva le parole e che fece indignare l’autore, Arthur Freed, allora ancora vivente, perché unita a scene di violenza estrema.

di Nicola Maria Spagnoli

Roma, domenica 12 aprile 2015 -  Parlare di un disco di Paul McCartney è imbarazzante, sia per la mole discografica del soggetto (60, 70 dischi?) che si presuppone debba essere conosciuta e acquisita da chi scrive, sia per quello che si potrebbe dire, sempre soggetto a critiche e precisazioni, a volte inutili. Paul ha iniziato a fare il solista in piena era Beatles, nel 1967, subito dopo il famigerato capolavoro Sg.t Peppers, con la colonna sonora di un un film, The family Way, il suo primo disco di musica classica, affatto male, che venne anche premiato con l’Ivor Novello. Per un successivo simile lavoro si dovrà aspettare un quarto di secolo e sarà l’osannato Liverpool Oratorio del1991. Verranno poi Standing Stone (1997), Working Classical (1999) e Ecce Cor Meum (2006).

di Luigi Ciavarella

San Marco in Lamis, sabato 28 marzo 2015 -  Un infarto si è portato via ieri, all’età di 70 anni, John Renbourn, chitarrista formidabile nel campo del folk jazz inglese, noto soprattutto per aver dato vita, insieme a Bert Jansch, un altro grande virtuoso della chitarra folk, scomparso anch’egli nel 2011, la cantante Jacqui McShee, il contrabbassista Danny Thompson e il batterista Terry Cox, ai Pentangle sicuramente insieme ai Fairport Convention, il più grande gruppo inglese di tendenza folk jazz.